Citando lo scrittore Aharon Appelfeld, sopravvissuto alla Shoah, “La scrittura non è magia ma, evidentemente, può diventare la porta d’ingresso per quel mondo che sta nascosto dentro di noi. La parola scritta ha la forza di accendere la fantasia e illuminare l’interiorità”.
In un periodo così grave come quello che stiamo vivendo, in cui siamo stati costretti a riscrivere la nostra quotidianità e le nostre relazioni, a limitare i nostri movimenti, a soffrire la solitudine e l’ansia, a evitare gli abbracci anche quando avremmo voluto stringere le persone a noi care, a temere la straziante e quotidiana “conta” degli infetti e dei morti, la creazione letteraria e artistica può aiutarci a illuminare le nostre giornate, a esorcizzare la paura e il dolore.