Barzhaz’ è un termine di origine bretone che ha a che fare con il concetto di ‘bardo’, ma anche con quello di canto, narrazione e oralità.
Gli studi scientifici più eminenti confermano quello che ogni buon scrittore sa: prima esiste il suono, l’oralità; poi viene la lettura, dove a quei suoni si associano parole indelebilmente dotate di forma e sostanza. Solo dopo, se ci sono le condizioni, la scrittura ‘accade’.
Nel contesto attuale, quello della scrittura, Barzhaz significa credere tre cose:
1. Non si può forse insegnare a scrivere ma si può sicuramente insegnare a leggere.
2. Le scuole di scrittura non vi servono, e la vera creatività viene dallo stimolare e accrescere il proprio registro espressivo attraverso la lettura.
3. Leggere è come cacciare le parole e le loro tracce: non si improvvisa e serve tanto la teoria quanto la pratica.
Se si diventa cacciatori di parole si può diventare scrittori.
In sostanza, il nostro cervello attiva, durante la pratica della lettura, la regione cerebrale in precedenza utilizzata da nostri antenati cacciatori per riconoscere le tracce degli animali cacciati o ai quali sfuggire. Quale che sia il vostro scopo nella scrittura, ovvero comprenderla in profondità (seguire le tracce lasciate da altri) o fare di essa il vostro principale obiettivo (lasciare delle tracce del vostro passaggio) Barzhaz vi può aiutare a:
- capire come leggere criticamente ed analiticamente un testo;
- comprendere gli elementi e i metodi rilevanti della narrazione di una storia;
- padroneggiare stili e tecniche narrative;
- gestire i vostri ritmi di lettura e scrittura;
- sviluppare il vostro’ marchio di fabbrica’ in ambito letterario;
- comprendere come trasformare tutto questo in una comunicazione efficace verso lettori ed editori.